Si è conclusa la 95esima edizione della Notte degli Oscar, uno degli eventi più attesi per gli amanti del cinema internazionale.
Come di consueto, mi piace spendere due parole per gli scenari di rilievo popolare che, di solito, mi permettono anche di fare qualche riflessione sulle eventuali implicazioni legate al mondo del business. E quello della scorsa notte è un evento che non fa eccezione a questa “regola”.
Piccolo riassunto delle puntate precedenti: gli Oscar rappresentano un appuntamento fisso ormai da quasi un secolo, durante il quale vengono premiati i migliori film della stagione precedente (in questo caso, quindi, tutti i film usciti nel 2022). I premi come è noto vengono assegnati per le specifiche interpretazioni artistiche ma anche per le eccellenze tecniche, come il montaggio, gli effetti speciali, la fotografia.
Il tutto, ovviamente, culmina con l’Oscar per il Miglior Film, sublimazione massima dell’opera giudicata come “la migliore” in assoluto.
Già, ma la migliore per chi? Per un numero piuttosto ristretto di persone, e non lo dico con tono critico, sia chiaro. A giudicare i film è infatti la giuria dell’Academy, una cerchia di esperti e addetti ai lavori che a vario titolo mettono il proprio bagaglio culturale a servizio della rassegna, visionando le pellicole e votando quelle che secondo loro meritano di più per le varie categorie.
Tolto l’aspetto “agonistico”, che in realtà è molto meno presente di quanto sembri, il tutto si svolge in una serata di gala che è una festa del cinema a tutti gli effetti, dove esistono i vincitori ma i vinti non sono troppo scontenti (almeno all’apparenza, beninteso).
Piccola nota a margine: da anni ci si chiede se la serata degli Oscar abbia ancora senso nella nostra epoca, e questo perché da molti viene vista come una vetrina patinata in cui figure del settore danno premi ad altre figure del settore, in un turbinio di autocelebrazione che appare sempre meno aderente ai reali gusti del pubblico fuori dal tappeto rosso.
Mi permetto di dissentire.
Seppur con i suoi limiti, la Notte degli Oscar celebra una tradizione importantissima, quella del cinema, gettando luce su un settore che seppur denso di premi e premietti trova nell’Oscar il simbolo irraggiungibile dell’eccellenza.
La statuetta rappresenta davvero i migliori film in circolazione? Non è detto, ma mantiene immutato il fascino dell’aspirazione, del sogno.
Fintanto che esisterà la Notte degli Oscar cresceranno bambini che sogneranno, un giorno, di presenziarvi con un film scritto, diretto, montato o interpretato da loro. Il sogno degli adulti di domani è dunque il motore del settore di oggi, che in questo caso è il cinema ma di fatto potrebbe essere qualsiasi segmento commerciale.
Ho riflettuto su questo provando a portare tutto sul piano imprenditoriale: qual è, o quale potrebbe essere, la “Notte degli Oscar” delle imprese?
Di primo acchito direi le serate-evento in cui vengono premiati i dipendenti, i collaboratori, gli stakeholder in generale.
Molte imprese lo fanno. Alcune hanno appuntamenti fissi per questo, durante i quali invitano magari anche i propri clienti a partecipare. Un momento in più per creare occasioni di dialogo e aprire magari nuovi scenari e opportunità di business.
Ecco, quel che penso è che questa consuetudine dovrebbe essere molto più radicata e soprattutto estesa a qualsiasi azienda, prescindendo dalla sua grandezza.
La grandezza fa la portata dell’evento, non la fattibilità – o meno – dello stesso.
E questo perché i momenti di aggregazione creano ottimi presupposti di coesione del team, incrementano lo scambio di idee fra colleghi, migliorano l’umore sul posto di lavoro e alimentano il sentimento di ambizione, di voglia di crescere, raggiungere traguardi insieme, migliorarsi.
In fondo il vero ruolo di questo tipo di eventi è esattamente questo: mantenere alta l’attenzione sui temi principali dell’azienda, sugli obiettivi da raggiungere e su come il raggiungerli scaturisca circoli virtuosi, consenso, premi.
Trovo che le persone vadano celebrate e gratificate per i loro sforzi, e tutto questo non ha nulla a che vedere con l’ambito economico che certamente deve essere premiante, ma non è il nodo della questione.
Il nodo della questione è il riscontro, e dunque il rapporto fra le parti. Le persone che lavorano nella tua azienda hanno bisogno di sapere che fanno parte di progetto più grande, che il loro lavoro conta e che non sono soltanto dei numeri sul bilancio. Quel lavoro va dunque esaltato, misurato e, se ben svolto, premiato. Possibilmente in occasioni che abbiano un risalto pubblico, che amplifichi il riconoscimento ma che ancor di più ingeneri negli altri quella spinta aspirazionale verso il futuro.
In fondo le aziende sono questo: una serie – si spera – di successi di oggi che alimentano l’ambizione ai successi di domani, in un percorso quasi “generazionale” che coinvolge tutti coloro che gravitano intorno all’impresa.
Quindi il mio consiglio è semplice: prova a creare la tua “Notte degli Oscar” in azienda, magari pensando a cosa o chi potrebbe essere celebrato, premiato, risaltato. Immagina uno scenario condiviso in cui non esistono perdenti ma tutti focalizzano la loro attenzione sulla tua azienda e sugli obiettivi presenti e futuri.
Ripetere ciclicamente questa dinamica credo sia uno dei migliori investimenti interni che un imprenditore saggio possa sostenere per la crescita della sua impresa.